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ELIA HOTEL
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Domenico Elia

WEDDING EVENT EXPERT

  • Quando i sogni diventano realtà...

    "Mimmo Elia" | Eliahotelgorup | Buccino

    Questa pagina è stata creata per

    raccontarvi la mia storia e le esperienze lavorative

    che mi hanno permesso di arrivare dove sono ora.

    La perseveranza è stata una mia fedele compagna che mi ha aiutato a credere anche nei sogni impossibili e a realizzarli tutti.

    Michele Ferruccio Tuozzo

    Il Nostro Buon Nome.

    Biografia di Domenico Elia

    Se Fabrizio de Andrè avesse conosciuto la storia di Domenico Elia, sicuramente gli avrebb e dedicato “Via del Campo”: … dai  diamanti non nasce niente, è dal letame che nascono fior!

    Michele Ragosta

    già Deputato della Repubblica

    Una storia iniziata lontano…

    Tutte le storie iniziano con “c’era una volta”, la mia è iniziata con il fischio di un treno nella piccola stazione del mio paesino, Buccino.

     Sognavo da tempo di allontanarmi dalla mia realtà; avevo fame di nuove esperienze, avevo la fame che ha un ragazzo di quell'età. Volevo vedere cosa ci fosse oltre le mie montagne...

    Era il 16 aprile 1981 quando presi per la prima volta il treno per fare una sorpresa a mio fratello Valentino, trasferitosi a Brescia per lavoro, e trascorrere con lui le tanto attese vacanze pasquali.

    L’esatta meta del mio viaggio era Lumezzane, un paesello nella Val Trompia la zona più industrializzata della provincia. Ai miei occhi c’era tutto ma soprattutto c’era lui: Valentino. Era mio fratello maggiore, ma più di tutto un uomo spettacolare, coinvolgente, una forza della natura... per me una colonna, un amico, tutto. Non dimenticherò mai il suo sguardo incredulo ed emozionato quando mi vide entrare nel suo locale “Il Gabbiano”. Purtroppo la mia visita lì durò poco e feci subito ritorno a Buccino. Tornai diverso, cresciuto e con un’idea ben precisa: ritornare a Brescia.

    I primi a dubitare della mia decisione furono i miei genitori, non volevano veder andar via un altro figlio… Ma sapevo bene quello che volevo e così convinsi mio zio Alessandro, detto Santino, il fratello maggiore di mio padre ad aiutarmi. Fu lui a comprarmi il secondo biglietto del treno.

    Partii di nuovo. Era tutto uguale al primo viaggio, l’unica cosa cambiata ero io. 

    Dopo circa 20 ore di viaggio, arrivai finalmente a Brescia e lì con un pullman arrivai a Lumezzane. Mi misi subito al lavoro tra il bar e la pizzeria ma ero un principiante timidissimo e stare a contatto con il pubblico era complicato. Non avevo dimestichezza con il lavoro di barman né di pizzaiolo. Valentino allora prese una decisione, forse la più importante per la mia carriera, mi portò a lavorare a Bergamo nella pizzeria di un suo caro amico. Lì cominciai a lavorare come pizzaiolo. Appresi rapidamente i segreti per una “signora pizza” e diventai piuttosto bravo. Ci restai a lavorare un anno, mi piaceva stare lì. Avevo amici nuovi, il motorino e la fidanzatina. Andava tutto a gonfie vele. Ma i piani di mio fratello erano altri, voleva che tornassi a lavorare con lui e da fratello, non potevo ignorare la sua richiesta. Compresi le sue esigenze e bisogni e ritornai, seppur di malavoglia, al Gabbiano. Fu da subito un successo, eravamo complici in tutto e questo fu da subito il nostro punto di forza. I clienti ci apprezzavano, amavano la nostra cucina e la nostra pizza. Decidemmo di ristrutturare il locale e chiamammo per i lavori una ditta del posto. Ma i lavori iniziarono a prendere una brutta piega: gli operai che entrarono erano dei malavitosi che rubarono la nostra tranquillità. Pretendevano che pagassimo la tangente affinché potessimo continuare a lavorare indisturbati. Per noi fu uno tsunami che travolse il locale, i nostri sogni, i nostri risparmi...


    Valentino non accettò di pagare, non sopportava le ingiustizie, i soprusi di ogni genere. E con la schiettezza e il coraggio inconsapevole dei suoi 22 anni decidemmo di denunciarli. La nostra vita cambiò in peggio. Raggiungemmo una popolarità non voluta, i quotidiani parlavano di noi: “Giovani meridionali denunciano strozzini”. Finito il processo che si chiuse con la condanna dei estorsori, Valentino prese una decisione: lasciare la provincia di Brescia. Vi erano troppi brutti ricordi che ci toglievano energia. Chiudemmo l’attività e Valentino partì ma io restai a lavorare in una pizzeria nel centro città di Brescia, chiamata "Lem". Non volevo lasciare la mia quotidianità. Ma sapevo benissimo che di lì a poco qualcosa sarebbe cambiato, i fratelli Elia avevano ancora tanta strada da fare!

    Valentino è sempre stato uno spirito intraprendente e questo gli ha concesso di stare sempre un passo in avanti…

    Trovò un locale da ristrutturare ad Ogliastro Marina di Castellabate, un posto incantevole sul mare. Mi chiamò e mi disse “Vieni giù”, “Apriremo una pizzeria”, “La chiameremo come te”. Si può rifiutare una proposta del genere?! Non esitai nella decisione, il suo progetto era coinvolgente. Così dopo un paio di mesi

    aprimmo la pizzeria “da Mimmo” che coinvolse tutta la famiglia.

    Inizialmente doveva essere la pizzeria ad avere il mio nome, ma fui io a prendere il suo... Da Domenico diventai per tutti Mimmo.


    Intanto io mi dividevo tra Brescia, dove trascorrevo l’inverno, ed Ogliastro Marina per l’estate...

     

    La nostra ambizione professionale ci portò ad affrontare un’altra grande sfida: il 17 Giugno 1989 aprimmo un ristorante\pizzeria a Palomonte, il “My World”. Quello fu l'inizio dei primi eventi e matrimoni organizzati da noi. Con la sua apertura dovetti lasciare il lavoro a Brescia.


    Fin da subito, il My World ci diede tante soddisfazioni e con le varie serate organizzate diventammo un ritrovo per i giovani.

    La mia ambizione lavorativa era al massimo: avevo 22 anni e gestivo già due locali.

    Quella fu la cosiddetta scintilla che accese i nostri sogni: c’era qualcos'altro da realizzare, un altro sogno segreto che tenevamo custodito nei nostri cuori…


    L’obiettivo era quello di creare qualcosa di grande a Buccino come atto di gratitudine nei confronti dei nostri genitori e per dire a quelle terre, a quelle montagne da me disprezzate che riconoscevo il loro valore. Nel 1992 iniziammo i lavori in un terreno che in parte era di proprietà dei nostri genitori, dove io da piccolo portavo a pascolare le mucche. Era tra le querce, immerso nel verde ed è proprio lì che si sarebbe materializzato il nostro sogno.


    Nel 1994 immersi dal lavoro nel “ My World” chiudemmo la pizzeria ad Ogliastro. ​

    Quelli che seguirono furono anni impegnativi e molto soddisfacenti, ma se c’è una cosa che ho imparato dalla vita è che tutte le cose belle, nostro malgrado, hanno una fine. Tutta l’armonia di quel periodo florido fu interrotta da una terribile notizia: una tragica malattia colpì Valentino e nel giro di qualche anno venne a mancare tragicamente il 25 Febbraio 1997. Lasciava sua moglie Silvana e i suoi due figli Gerardo e Rita ancora piccolissimi… Valentino aveva solo 36 anni. Era un pezzo di me che scompariva per sempre; mi sentivo spento. Non moriva un uomo ma una stella e come tutte le stelle che muoiono trascinano con se tutto il loro splendore. Ma non poteva finire tutto così, dovevo far risplendere la sua luce attraverso i suoi progetti. Sentivo una grande responsabilità verso i suoi sogni. Così decisi di portare a termine il progetto che avevamo iniziato insieme in modo da far conoscere a tutti Valentino attraverso le cose che ha sognato, le cose in cui lui ha creduto.


     Nel 1998 trasferì il My World a Buccino e mi buttai a capofitto sulla realizzazione del nostro nuovo progetto.

    Nello stesso anno sposai una donna meravigliosa, forte, una roccia, la mia Pia.

    Lei era il mio sostegno morale, psicologico nonché professionale. Seppe trasformarsi da specializzata all’ISEF a chef con impegno e dedizione.

    Il 10 giugno 2006 dopo 14 anni di duro lavoro, ostacoli burocratici, finanziamenti e ipoteche bancarie apriva l’ “Elia Hotel”.


    La realizzazione di un progetto, la realizzazione di un sogno che sembrava un’utopia per molti, ma non per me e Valentino.




    Dedicato a Valentino:


    “Guardo i miei figli, i miei nipoti, mia moglie Pia e mia cognata Silvana

    ed il mio pensiero va a te, Valentino.

    Ogni cosa mi riporta a te.

    I paesaggi di queste montagne, una volta luogo da cui sfuggire oggi sono per me le radici su cui vivere, su cui ancorare il mio amore verso la mia famiglia e verso di te.

    Non potrei mai lasciare questi posti, e vorrei che qui,

    i miei figli e i miei nipoti ritrovassero quella forza, quell'armonia,

    quel coraggio, quella determinazione che ci ha forgiati e portati ad

    essere quello che siamo”.


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